di Angelica T.
C’era una volta, in una piccola città, una ragazza di nome Bella: era stupenda, era alta, snella, aveva gli occhi color verde smeraldo, una carnagione chiara, pelle liscia e lucida e dei capelli castani lunghi e ondulati.
Bella aveva quattordici anni e aveva iniziato da poco il primo liceo; anche se la ragazza esteticamente era meravigliosa, non significava di certo che fosse così anche interiormente. Infatti Bella era una ragazza molto spontanea che diceva tutto quello che pensava, senza ragionarci su neanche un secondo. Inoltre non si pentiva mai delle cose che diceva e, anzi, a dire la verità, sembrava che ne andasse addirittura fiera. Un giorno, appena alzata, scese dal letto e si infilò la vestaglia di lana per recarsi al piano di sotto e fare colazione. Quando si sedette sulla sua sedia accanto alla sorella minore, nemmeno la salutò e la ignorò per tutto il tempo in cui furono sedute al tavolo. Alice, la sorella minore di Bella, non poteva sopportare quando la sorella maggiore la ignorava, così si alzò in piedi e disse: “Buongiorno Alice, come stai? Bene grazie, e tu come stai? Bene, sono molto contenta di rivederti!”, con quell’esclamazione Alice si aspettava qualche brutta risposta oppure il silenzio provocatorio da parte della sorella.
Bella fulminò la sorella con lo sguardo, si alzò in piedi e disse: “Come ti permetti di parlarmi in questo modo? Sono ancora tua sorella maggiore e mi devi portare rispetto finché non vivremo sotto due tetti diversi, sei troppo piccola per esprimere la tua opinione in questa casa o altrove”. Subito sul naso di Bella comparve un enorme neo piccolo e liscio, ma Alice non aveva fatto in tempo ad accorgersene perché, era salita al piano di sopra per piangere, prima che alla sorella spuntasse quel neo. Bella, infine, si preparò come se non fosse successo nulla e andò a scuola. Arrivata presso quest’ultima, mentre percorreva il corridoio, si accorse che tutti la deridevano, si dicevano cose all’ orecchio e le scattavano foto; la ragazza non ne capiva il motivo e pensò che le stessero scattando le foto per la sua immensa bellezza. Giunta in classe si sedette al banco e il professore di Italiano consegnò i test. Mentre Bella aveva studiato e aveva quasi terminato il compito, il suo compagno di banco si era completamente dimenticato che quel girono ci sarebbe stata la verifica e, così, provò a chiedere aiuto a Bella che però gli rispose insultandolo: “Non è di certo colpa mia se tu sei una capra e non studi niente di quello che ci assegnano i prof! Arrangiati, a me non importa niente se prendi un brutto voto!” Il professore, che aveva visto Bella e il compagno parlare, aveva pensato che si stessero suggerendo le risposte e così si diresse al loro banco per ritirare i compiti; ma anche in questo caso Bella si arrabbiò ed insultò addirittura il professore, urlandogli che era un incapace e che non riusciva nemmeno a distinguere chi copia e chi invece cerca di non far copiare gli altri. Dopo questa sfuriata Bella fu mandata in presidenza, accompagnata da sua madre Vittoria. Intanto a bella comparvero una ciocca bianca sulla sua folta chioma castana e i suoi bei occhi verde smeraldo diventarono di un colore giallognolo, per niente gradevole da vedere sul viso di una ragazza. La settimana seguente Bella non era più la stupenda e meravigliosa ragazza che tutti ammiravano, ma era diventato un vero e proprio mostro: gli occhi gialli, i capelli bianchi, il volto pieno di enormi nei e la sua espressione del viso si era fatta arcigna. Sembrava sempre arrabbiata, la pelle aveva assunto un color verdognolo come la melma, ed inoltre non era più alta e snella come prima. Infatti la sua schiena si era incurvata e perciò era diventata molto più bassa. Bella, guardandosi allo specchio, non poté credere ai suoi occhi e urlò pensando che ci fosse un mostro in camera sua, ma in realtà era solo il suo riflesso.
Come faceva ad uscire di casa in quello stato? L’ avrebbero presa tutti in giro, oppure si sarebbero spaventati e sarebbero fuggiti. Quel giorno non aveva intenzione di muoversi da lì. Scese al piano di sotto lentamente per non farsi sentire, camminando all’indietro per controllare che nessuno scendesse dalle scale. Sbattè contro il tavolo facendo cadere il latte dalla tazza della sorella: “Che diavolo Bella! Ora non posso finire colazione e devo pure mettere in lavatrice il mio pigiama nuovo!” disse Alice. Bella sbiancò, non si era accorta della presenza di sua sorella, se ne era completamente dimenticata, così si nascose dietro una sedia e disse: “Scusa! Non volevo” e subito la sua schiena si raddrizzò! Bella se ne accorse perché quando la sua spina dorsale tornò dritta sentì le ossa scricchiolare farle un po’ male. Aveva capito! Per tornare normale le bastava diventare gentile e non insultare più le persone. Così corse al piano di sopra e, senza nemmeno aver fatto colazione, andò velocemente a scuola. Attraversò il corridoio e tutti la fecero passare deridendola, ma Bella li ignorò. Seduta al banco tutti la guardavano e addirittura il professore rimase stupito dall’orribile aspetto della sua alunna. Subito dopo, consegnò i test che quella volta erano di scienze e gli sguardi degli studenti che, prima erano fissi su Bella, si spostarono sulle verifiche. Bella vide il compagno di banco in difficoltà e dopo averlo aiutato il neo e i capelli bianchi scomparvero. La ragazza continuò a fare buone azioni e a dire parole gentili per tutto il giorno, finché non tornò la Bella di sempre, con un’unica differenza: ora era educata e disponibile con tutti i suoi compagni e con chiunque incontrasse. Era addirittura affettuosa con sua sorella. Bella aveva capito che le parole che si usano per comunicare rappresentano la nostra personalità e avere una personalità “ostile” rischia di trasformarci anche fisicamente, farci diventare dei mostri. Così per essere veramente la bella ragazza che tutti ammiravano doveva anche avere un animo gentile e saper dialogare con gli altri senza offendere rendendosi odiosi.