di Viola D.
Nata a Columbus, Ohio, il 14 marzo 1997, Simone Biles ha iniziato la sua avventura nella ginnastica artistica a soli sei anni, mostrando fin da subito un talento straordinario. Cresciuta insieme alla sorella adottiva nel Texas, sotto la guida dei nonni, che l’hanno legalmente adottata, Simone ha trasformato la passione in una carriera leggendaria.
Troppo giovane per partecipare alle Olimpiadi di Londra 2012, ha fatto il suo debutto internazionale nel 2013 ai Campionati del Mondo di Anversa, dove, a soli 16 anni, ha conquistato due medaglie d’oro, tra cui quella nell’all-around individuale, imponendosi subito come una delle ginnaste più promettenti al mondo. Proprio in quell’occasione, ha introdotto un esercizio innovativo al corpo libero: il “Biles”, un doppio salto teso con mezza rotazione, un elemento così difficile da portare il suo nome e diventare iconico.
Negli anni successivi ha continuato a dominare: quattro ori ai Mondiali del 2014, altri quattro nel 2015, diventando una leggenda ancora prima di mettere piede alle Olimpiadi. A Rio 2016, la sua prima partecipazione olimpica, ha stupito il mondo con quattro medaglie d’oro (individuale, a squadre, volteggio, corpo libero) e un bronzo alla trave.
Il suo stile esplosivo, la potenza fisica e la precisione tecnica l’hanno resa la ginnasta più decorata della storia, con più di 30 medaglie olimpiche e mondiali. Ha anche introdotto altri movimenti impossibili, come il “Biles II” al corpo libero e il “Biles” al volteggio, dimostrando che ciò che sembrava inarrivabile può diventare realtà.
Ma il suo impatto va oltre lo sport. Ai Giochi di Tokyo 2020 (svoltisi nel 2021 per la pandemia), Simone ha stupito il mondo in un altro modo: si è ritirata da quasi tutte le finali per tutelare la propria salute mentale, parlando pubblicamente dei problemi di ansia e dei cosiddetti “twisties”, una perdita temporanea dell’orientamento spaziale durante i salti.
“A Tokyo non eravamo nelle nostre condizioni migliori. Ma ora sento che abbiamo sulle spalle la responsabilità di dimostrare che siamo più mature, più stabili, più forti”, ha detto Biles ai recenti Trials statunitensi.
Questa scelta coraggiosa ha aperto un dialogo globale sul benessere psicologico degli atleti, ispirando sportivi e tifosi di tutto il mondo a vedere la vulnerabilità come una forza.
Nel 2023, Simone è tornata alle competizioni, vincendo ancora e dimostrando che il suo percorso non è finito. Determinata, autentica e rivoluzionaria, Simone Biles non è solo una campionessa: è un simbolo di resilienza, una voce potente per la salute mentale, e una figura ispiratrice per le nuove generazioni.

